Il punto sulla Serie C (di Luca Esposito)
Si avvicina l’inizio del campionato, ma ancora tante incognite rendono complessa un’estate che si preannunciava comunque difficilissima a causa delle note vicende relative al Covid di cui narriamo, ahinoi, da un anno e mezzo.
In attesa che si materializzino tutte le riforme e che arrivi una risposta concreta rispetto alla volontà del presidente della FIGC Gabriele Gravina di unificare serie B e serie C, si spera di conoscere quanto prima gli organici definitivi dei tre gironi, a quanto pare suddivisi verticalmente. Come ampiamente prevedibile non ce l’hanno fatta Novara, Carpi, Sambenedettese e Casertana, costrette a ripartire dalla D con una nuova proprietà nella migliore delle ipotesi, senza dimenticare che c’è il posto libero lasciato dal Cosenza che ha sostituito il Chievo in cadetteria.
Il Consiglio Federale ha confermato che la graduatoria per i ripescaggi seguirà quest’ordine: Latina, Lucchese, Fidelis Andria, Siena e Pistoiese. Fuori il Fano poiché la proprietà non ha documentato entro il termine perentorio del 19 giugno di essere in possesso di tutti i requisiti necessari per la riammissione al campionato di Lega Pro, ivi compreso il mancato deposito della fideiussione fondamentale per certificare e garantire indipendenza e solidità economica tale da concludere la stagione senza affanni. E’ proprio questo uno dei criteri sui quali si baseranno le iscrizioni future: la valutazione di una indipendenza a lungo termine per evitare che le squadre siano virtuose a giugno e luglio, ma non paghino gli stipendi in corso d’opera imbattendosi in punti di penalizzazione. Come anticipato, invece, non sono state prese in considerazione le candidature di Cavese e Arezzo che, nel recente passato, avevano già usufruito di un ripescaggio. Il calcio italiano, invece, potrebbe riaccogliere tra i professionisti una piazza come Siena che, comunque, ha onorevolmente militato in serie A dando spazio a tanti campioni e ad allenatori come Antonio Conte capaci di stravincere in cadetteria.
Chi invece ce la fa in extremis è la Paganese. Certamente la famiglia Trapani ha garantito la Lega Pro per diciassette anni di fila e non è certo roba di poco conto, ma ormai la piazza è assuefatta e stanca per campionati che, spesso, senza le penalizzazioni altrui si sarebbe concluso con una retrocessione. Il ds D’Eboli (da bacchettare per alcune dichiarazioni recenti nei confronti del Messina, ci sono state le scuse e va capito il momento di tensione dopo tanti sacrifici) ha puntato su molte scommesse, anche perché il budget è limitato. A loro si affiancano giocatori esperti come Castaldo, ma avanti negli anni. Un mix che porterà risultati ? Parola al terreno di gioco.
Il mercato, comunque, è piuttosto fermo e le uniche a muoversi sono le solite Padova e Triestina, senza dimenticare Bari, Modena e il Pescara che, dopo anni, saluta il capitano Vincenzo Fiorillo. Ad ogni modo le succitate grandi piazze, magari con gli stadi aperti, proveranno a risalire la china, assieme a quel Palermo costruito con criterio, senza spese folli ma con innesti di livello per la categoria.
Riflessione finale sugli allenatori. Che fine ha fatto la meritocrazia ? Sorprende davvero vedere a spasso gente come Gautieri e Capuano mentre altri colleghi, pur non vincendo mai nulla, trovano puntualmente strada per poi essere esonerati. Che la scelta dei tecnici si basi solo sulle qualità e non su altri parametri.
Luca Esposito
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