IL PUNTO del 31.07.2023 di Ivan Cardia - La fiera del ricorso e la programmazione impossibile. È anche questione di classe dirigente
Il Lecco aspetta di capire se giocherà in B ma in ogni caso non potrà fare nemmeno la Serie C. Brescia e Perugia sperano nella riammissione in cadetteria, l'Atalanta-2 aspetta l'esito dell'improbabile ricorso del Siena contro l'esclusione per avere certezza di disputare il prossimo campionato. Piacenza e Casertana sono alla finestra per il ripescaggio, mentre Alcione e Fano sono al momento fuori ma ognuno ha le sue ragioni da far valere e promette ricorsi. Il Pescara non sa in che girone giocherà la prossima stagione.
Vi siete persi ? Pure noi. E diciamolo subito, chi scrive l'ha sostenuto dall'inizio: quest'anno alla Lega Pro si può imputare davvero poco. Al lettore, al tifoso, però, questa cosa si spiega con maggior difficoltà. Perché è un fatto che, di estate in estate, la Serie C viene raccontata come la casa e la fiera del ricorso. Altra cosa difficile da spiegare: tutto ciò è in gran parte fisiologico, considerando che si tratta del campionato-soglia. Di là i dilettanti, di qua i professionisti: una cesura fin troppo netta, forse quella che si dovrebbe toccare davvero perché il salto da un mondo all'altro ha coefficiente di complessità altissimo. Alla fine del discorso, aspettiamo solo la fine del ricorso. Nel mezzo, ci finisce pure la programmazione: per molte società è impossibile. A livello di mercato per alcune, come logistica per altri. Pazienza, s'aspetta e in fin dei conti si torna lì: molto meglio così che la Serie B (oggi ci si aspetta un'assemblea caldina). Per difendere il format a 20 squadre - esigenza comprensibile per carità, specie perché altrimenti ogni club perde un po' di soldi: alla fine è sempre questione di denari - potrebbe addirittura partire con X e Y, ma che senso ha?
Sul tema dei ripescaggi, dei ricorsi, dei no all'improvviso, torno su una riflessione che era molto cara al precedente presidente, Francesco Ghirelli. Raccontava spesso che uno dei temi che più gli stavano a cuore era la formazione della dirigenza dei club. Non i direttori sportivi, ovvio, ma i segretari generali, i direttori generali, le figure che in un club (o al loro esterno, in caso di consulenze di questo tipo) devono conoscere le regole e non commettere errori. Per esempio, spiegava così le tante problematiche che ci furono nell'immediato post-Covid, quando le nuove normative fiscali crearono non pochi casi, di sicuro più di quelli attuali. Ecco, credo che più di una vicenda della nostra estate pallonara si sarebbe potuta evitare se le società interessate avessero fatto ricorso alle giuste professionalità e alle giuste competenze. Poi può capitare a tutti di sbagliare, per carità, ma il tema credo ci sia. E penso pure che la stessa Lega, che nelle precedenti governance come in quella attuale ha sempre fatto tanto per aiutare le società, possa arrivare fino a un certo punto. Il resto dovrebbero farlo diversi presidenti, col coraggio di fare un passo indietro e la lungimiranza di affidarsi a chi sa fare il proprio lavoro.
Ivan Cardia
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