La storia del Novara Calcio (la Football Association Studenti Novara nelle competizioni ufficiali della stagione 1912-13 (la prima di cui si ha documentazione))
La Football Association Studenti Novara nelle competizioni ufficiali della stagione 1912-13 (la prima di cui si ha documentazione).
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Presidente: Guido Beldì
Allenatore: D.T. Angelo Grassi
Stadio: Campo di via Lombroso
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Il Campo di via Lombroso
Il campo di via Cesare Lombroso (conosciuto anche come "campo di via Lombroso") è il primo stadio sportivo di Novara, di proprietà del Novara per 19 anni, a partire dal 1912.
E' il primo vero campo da calcio in erba di Novara (104 x 52 metri e senza pista di atletica), tracciato nel 1912 in quella strada che all'epoca si chiamava "viale Dante Alighieri", poi ridenominata dall'amministrazione comunale nel 1919 quale "via Cesare Lombroso" e oggi inglobata in via Costantino Porta e via Gnifetti.
Lo stadio, della capienza di circa 2.000 posti a sedere, viene a costare circa 12.000 lire e viene utilizzato fino al 1931.
Il terreno viene donato dall'allora presidente del Novara ingegner Guido Beldì ed inaugurato alle ore 14 del 3 novembre 1912 dalla signora Camilla Beldì-Griffini, moglie del presidente, la madrina che ha rotto la tradizionale bottiglia di spumante contro una delle porte e alla quale sono stati offerti dai calciatori due mazzi di fiori.
All'inaugurazione presenziano l'avvocato Giovanni Mauro, presente quale rappresentante della FIGC, il padrino e marchese Luigi Tornielli di Borgolavezzaro e l'avvocato Castoldi presidente del Torino.
Nell'occasione viene giocata la prima partita del campionato 1912-13 tra Novara e Torino, conclusasi con il risultato di 1-2 con doppietta di Mosso III per la squadra di Pozzo e rete di Meneghetti per i padroni di casa.
Sulle colonne del Guerin Sportivo così si commenta l'avvenimento: "Il pubblico volle accorrere numeroso a collaudare le belle tribune a pilastrini di cemento armato. V'era gente persino sul campanile di San Gaudenzio. Terreno duro, cosparso di pirite bruciata".
Dopo la fine della grande guerra da "campo di viale Dante Alighieri" diventa "campo di via Cesare Lombroso", denominazione che conserverà fino al 1927 quando, per onorare l'aviatore Roberto Forni, deceduto all'aeroporto di Cameri il 7 ottobre 1927, gli viene dedicato il campo di via Lombroso.
Nel 1922 viene ampliata la recinzione del campo e costruita una nuova tribuna più accogliente che è inaugurata il 12 febbraio 1922 in occasione della partita di Prima Divisione Novara-Vicenza.
Nel 1925 viene affissa su un muro del campo di via Lombroso la targa eseguita dallo scultore Ettore Tantardini per ricordare i calciatori del Novara periti nel primo conflitto mondiale: Ettore Arduin, Agostino Bianchi, Augusto Boffa, Angelo Bologna, Giacinto Giubertoni, Giuseppe Monetti, Ambrogio Santagostino, Angelo Vegis.
La lapide viene poi trasferita nel 1930 all'erigendo nuovo Stadio del Littorio e in seguito restaurata nel 2019 nel nuovo stadio di Viale Kennedy.
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La Stagione 1912-13 della Football Association Studenti Novara
Dopo aver svolto, nei primissimi anni della sua storia (dal 1908 al 1912), solo attività a livello locale, nella stagione 1912-13 la Football Association Studenti Novara viene invitata a partecipare alla Sezione Piemontese della Prima Categoria.
La Prima Categoria è il massimo campionato italiano di calcio dal 1904 fino al 1922.
La manifestazione evolve negli anni partendo da una formula ad eliminazione diretta per poi introdurre un mutevole meccanismo basato su gironi regionali ed interregionali.
Il campionato è organizzato da Comitati Regionali e FIGC con una formula che prevede Eliminatorie regionali + Girone finale e Finalissima nazionale.
La Prima Categoria 1912-13 conta 30 partecipanti in tutto, è la 16ª edizione della massima serie del campionato italiano di calcio, viene disputata tra il 20 ottobre 1912 e il 1º giugno 1913 ed è organizzata da Comitati Regionali e dalla FIGC.
La Football Association Studenti Novara nel 1912-13 chiude il girone piemontese delle Eliminatorie regionali, gestito direttamente dalla Federazione, che a Torino ha sede, al 5° posto con 4 punti (1 vittoria e 2 pareggi) su 6 partecipanti che si classificano nell'ordine:
Pro Vercelli (di Vercelli) (Campo piazza Conte di Torino), Casale (di Casale Monferrato (Asti)), Torino (Piazza d'armi), Piemonte (di Torino), Novara (Campo di via Lombroso), Juventus (di Torino) (Stadio di Corso Sebastopoli).
Il campionato a livello nazionale è vinto dalla Pro Vercelli, al suo quinto titolo. Al secondo posto si classifica la Lazio, le retrocessioni vengono annullate.
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La stagione 1912-13 della Prima Categoria
Il ritorno alle eliminatorie
La disastrosa spedizione in Svezia della giovane Nazionale italiana di calcio alle Olimpiadi di Stoccolma nell'estate del 1912 apre il dibattito sulla necessità di cambiare la formula di svolgimento del campionato tricolore.
All'assemblea del 31 agosto 1912 viene approvato con 27 voti contro 21 il progetto Valvassori-Faroppa, un piano di riforma che a grandi linee prevede:
- la disputa di tre gironi regionali (Piemonte, Lombardia-Liguria, Veneto-Emilia) nell'Italia settentrionale di massimo sei squadre ciascuno; le migliori di ogni girone si qualificano alle finali Nord Italia mentre l'ultima di ogni girone viene retrocessa;
- l'istituzione di un torneo dell'Italia meridionale, anch'esso suddiviso in una prima fase a livello regionale e in una fase finale subnazionale tra i campioni regionali; la vincente del torneo centro-meridionale affronta per il titolo in finalissima i campioni del Nord.
Conseguenza di questo piano di riforma è che, dopo sole tre stagioni sperimentali, il girone unico viene abolito, spezzato in due tronconi. Con varie argomentazioni si giustifica questa scelta. In primis c'è da due stagioni la presenza del girone orientale che, seppur di irrilevante peso sportivo, costituisce formalmente già un vulnus all'unicità del campionato. In secundis poi, oltre all'aggravio economico costituito dalla lunghezza delle trasferte, i dirigenti federali lamentano la demotivazione che prende ad un certo punto le società oramai tagliate fuori, per la loro classifica, dalla corsa al titolo, con conseguenti mancate presentazioni, sconfitte a tavolino e compromissione della regolarità del torneo. Ciò che conta di più, tuttavia, sono le mire delle società minori che, nello scorporo del girone unico, vedono l'occasione per l'aumento del numero dei partecipanti nei numerosi tornei regionali.
Altra novità è poi, come detto, l'organizzazione di un torneo calcistico anche nella Penisola italiana, comprendente formazioni toscane, laziali e campane, al cui vincitore viene riconosciuto il privilegio di affrontare i campioni del Nord per il titolo nazionale. E' tuttavia una manifestazione ancor più raccogliticcia del girone veneto-emiliano, le cui squadre sono descritte dalla stampa come del tutto incapaci di destare preoccupazioni nei grandi club del Nord. Con questi presupposti, la finalissima nazionale è una pura finzione in un calcio che rimane saldamente un mondo esclusivamente limitato al Triangolo industriale. Lo sa bene anche la stessa Federazione, che da questo torneo meridionale null'altro cerca se non la definitiva patente di nazionalità per il campionato.
La Formula
Il vincitore del torneo maggiore viene individuato nella vincitrice del girone nazionale, composto dalle 2 squadre meglio classificate nei rispettivi gironi regionali o interregionali nei quali, di contro, il peggior club viene retrocesso. L'organico iniziale viene completato a concorso indetto dalla FIGC.
Il vincitore del torneo centro-meridionale deve uscire dalla sfida fra la miglior squadra del Sud e la sua corrispondente del Centro Italia. Questa seconda società deve essere individuata fra i campioni di Toscana e gli omologhi laziali.
Il vincitore del torneo maggiore sfida quello centro-meridionale in una finalissima nazionale.
Gli Avvenimenti
Dalle eliminatorie regionali dell'inverno del 1913, arrivano solo conferme rispetto agli esiti del campionato precedente. Strepitoso il ruolino di marcia dei Campioni in carica vercellesi, praticamente perfetti con una difesa assolutamente imperforabile. In Lombardia gli risponde con autorevolezza ancora il Milan, che mette in riga le sue cinque avversarie. Ancora mediocri i cammini di Inter e Torino, mentre la Juventus vive una stagione difficile. Le retrocessioni dei bianconeri, del Racing Libertas e del Modena non vengono concretizzate solo in conseguenza della riforma del campionato.
Il girone finale si disputa tra marzo e aprile e viene vinto agevolmente dalla Pro Vercelli che si qualifica così alla finalissima contro la vincente del campionato peninsulare. Non riusce ancora a fermare gli invincibili Leoni il Milan, che paga pesantemente la fuga, l'estate precedente, dei fratelli Cevenini trasmigrati all'Inter a causa di contrasti con la società.
Nella finalissima, disputata sul campo neutro di Genova, i Leoni bianchi vercellesi affrontano la Lazio che ha vinto il campionato centro-meridionale battendo in finale il Naples grazie a un gol segnato allo scadere. I biancocelesti, nonostante in un precedente incontro amichevole a Milano non avessero sfigurato contro l'Inter, non sono mai in gara. Solo nel secondo tempo, sul punteggio di 2-0 per la Pro Vercelli, la Lazio prova la rimonta con continui assalti alla porta avversaria, ma nel finale crolla subendo ben quattro reti negli ultimi dodici minuti. La finalissima finisce sei a zero, e i bianchi leoni vercellesi, che hanno disputato l'ultimo atto privi di ben quattro titolari, vincono il loro quinto scudetto, il terzo consecutivo, e chiudono la stagione da imbattuti.
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I Risultati
Vincitore: Pro Vercelli (5º titolo)
Finalista: Lazio
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La Rosa azzurra
Portieri: Augusto Boffa, Valeri Felice Terzi
Difensori: Luigi Baldi (capitano), Enzo Pensotti, G. Stoppa
Centrocampisti: Agostino Bianchi, Carlo Cantoni, Pietro Omodei Zorini
Attaccanti: Angelo Bologna, Giovanni Canestrini, Arturo De Ambrosis, Magni, Marforio, Mario Meneghetti, Lionello Quaglia (II), Italo Restano, Angelo Tomaselli.
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