Conosciamo Cremona e la Cremonese.

Un simpatico modo con il quale viene definita Cremona è la città delle tre “T”: Torrone, l'ottimo dolce tipico delle festività natalizie e non solo; Torrazzo, l'altissima torre campanaria del Duomo, 112 metri, la più alta d'Europa; Tettone, le procaci prominenze pettorali delle bellissime donne cremonesi. Turòon, Turàs e Tetàs, in perfetto idioma locale.
Cremona è famosa anche per la Mostarda, per i suoi salumi sopraffini, per l'ottima cucina (famosi sono i Marubini, una tipo di tortellini ripieni di carne brasata, pasta di salame “Pistum”, grana e noce moscata); per l'arte della liuteria che ha prodotto i violini più preziosi del mondo (Guarneri, Amati, Stradivari), tradizione ancora oggi di spicco; per aver dato i natali all'indimenticabile Ugo Tognazzi e per essere la città dove Mina, nativa di Busto Arsizio da genitori cremonesi, trascorse l'infanzia e la giovinezza, prima di diventare la cantante italiana più famosa; e, per restare in ambito calcistico, campioni del calibro di Gianluca Vialli e dell'ex tecnico azzurro Antonio Cabrini.
La sua fondazione come centro urbano si deve ai romani nel 218 a.c, in piena epoca repubblicana, sotto il consolato di Tiberio Sempronio e Publio Cornelio. La edificarono come “castrum”, avanguardia fortificata sulle rive del Po per contrastare i Galli, stanziati sulla sponda opposta, e la discesa verso la capitale di Annibale.
Per popolarla si fece ricorso a coloni del sud e del centro Italia e divenne quindi una colonia romana, politicamente e militarmente legata a Roma, ma autonoma dal punto di vista amministrativo.
Dopo un periodo precario dovuto alle continue incursioni galliche, conobbe una lunga fase di benessere e prosperità, grazie al porto fluviale e al suo posizionamento lungo la via Postumia, la strada consolare che univa Genova ad Aquileia attraversando da ovest a est tutto il nord Italia.
Dopo la morte dell'imperatore Nerone (68 d.c.) e lo scoppio della guerra civile tra i pretendenti al trono (Otone, Vitellio e Vespasiano) fu teatro di sanguinose battaglie il cui epilogo fu la sua distruzione da parte di Vespasiano, geloso delle simpatie dimostrate al suo rivale Vitellio da parte degli abitanti. Fu lo stesso Vespasiano, una volta fregiato del titolo, a volerne la sua ricostruzione.
Iniziò così un altro periodo fecondo. Cominciò a vacillare quando entrò in crisi l'Impero romano (V° secolo), la decadenza colpì l'efficienza della rete stradale, in particolare la via Postumia, e dei terreni agricoli. Nonostante questo la città si mantenne viva per altri due secoli, fino alla conquista da parte dei longobardi di Agilulfo nel 603 d.c.
Terminato il periodo oscuro delle invasioni barbariche divenne libero Comune grazie a Matilde di Canossa, la quale donò alla città e alla chiesa nuovi territori nel 1098: si trattava dell'Insula Fulcheria, la zona del cremasco.
Tra il XII° e XIII° secolo conobbe una notevole espansione commerciale, grazie al trasporto fluviale, e urbanistica: è di questo periodo la costruzione della Cattedrale e del Palazzo del Comune, posti una di fronte all'altro, nella monumentale piazza e che ancora oggi campeggiano nel luogo simbolo del centro storico.
Con l'avvento di Federico Barbarossa a capo del Sacro Romano Impero, Cremona ne sposò la politica ma, nonostante aderì alla Lega Lombarda nel 1167, non partecipò alla storica battaglia di Legnano, mantenendo equidistanza da entrambi e ricoprendo un ruolo di mediazione fra le due fazioni.
Mantenne ottimi rapporti anche con il successore del Barbarossa, Federico II e divenne il quartier generale delle sue truppe durante la guerra contro i comuni lombardi. Alla sua morte scoppiarono lotte interne dovute alla rivalità fra le fazione guelfe e ghibelline, al cessare delle quali ci fu la conquista della città da parte dei Visconti che decretarono la fine dell'autonomia (1334).
Le strutture portuali divennero di pertinenza milanese e i trasporti fluviali incrementarono ulteriormente l'economia cittadina. Poi, nel 1420, entrò a tutti gli effetti nel Ducato di Milano.
Proprio in questo periodo, esattamente nel 1441, nacque la tradizione del “Turòn”, apparso per la prima volta nella forma che ricordava una torre (da qui il nome) in occasione del banchetto nuziale di Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti.
Durante il Rinascimento, epoca d'oro per l'architettura urbana, passò per un decennio (1449-1509) alla Repubblica di Venezia, per volere del Re di Francia Luigi XII, dopo il quale tornò al Ducato di Milano.
Nella prima metà del XVI° secolo il nord Italia fu messo a ferro e fuoco dalle mire imperialiste di Francia e Spagna e Cremona non venne risparmiata, generando quasi un trentennio di crisi economica. Alla fine di questo periodo, conclusosi con la vittoria della Spagna e con il ritorno sotto la giurisdizione di Milano, iniziò un nuovo periodo fiorente e i quasi 40.000 abitanti fecero sì che la città divenisse la seconda del Ducato, dopo Milano.
Questo benessere, protrattosi fino alla prima metà del '600, ebbe una rovinosa involuzione a causa della peste del 1630, ottimamente descritta dal Manzoni ne “I promessi sposi”. L'epidemia, oltre ad una pesantissima crisi economica e a numerosi decessi, portò anche ad un progressivo spopolamento della città verso altre realtà urbane lombarde.
Tra il XVII° secolo (in particolare la famiglia Amati) e il successivo (Guarneri e Stradivari) diede fama a Cremona l'arte della liuteria, grazie alla perfezione dei loro strumenti ad arco: Niccolò Paganini suonò un Guarneri del Gesù; Salvatore Accardo suona con uno Stradivari; Uto Ughi li possiede entrambi e li alterna nei suoi concerti.
Alla dominazione spagnola subentrò quella austriaca la quale, tranne il periodo 1796-1814
franco-napoleonico, continuò fino alla proclamazione del Regno d'Italia: dopo la seconda Guerra d'Indipendenza Cremona entrò a far parte del regno dei Savoia.
La città moderna è oggi abitata da oltre 70.000 anime.
La Unione Sportiva Cremonese nasce nel 1903, come società patrona di diverse discipline, ma il calcio comincia ad essere praticato a partire dal 1910 quando, con altre squadre cittadine, organizza partite e tornei.
Dopo aver assorbito l'Associazione Calcio Cremona ottiene l'affiliazione alla FGCI, nel 1913/14 disputa il suo primo campionato di Promozione Lombarda e, vincendolo, approda immediatamente in Prima Categoria. In concomitanza con la successiva partecipazione al massimo torneo, adotta il “pigiama” grigio-rosso, ancora oggi i suoi colori ufficiali, guadagnandosi il simpatico appellativo di “Pigiamati”.
Si classifica al 5° posto il primo anno, ma negli anni successivi incombe lo spettro della guerra. Come nel resto della nazione molti giocatori dovranno partire per il fronte e la Cremonese subirà una morte eccellente: il portiere Giovanni Zini, colonna della squadra fin dalla sua fondazione, al quale verrà intitolato lo stadio subito dopo la fine della guerra, non ritorna dal fronte.
Con il conflitto oramai alle spalle nel 1919 cerca di ricostruirsi, assorbe un'altra squadra cittadina, il Football Club Aurora, e riprende a calcare i campi di gioco.
Nel primo campionato post-bellico subisce la retrocessione sul campo dopo lo spareggio contro la Libertas Milano, ma viene riammessa in Prima Categoria. Lo stesso anno è organizzatrice della Coppa delle Province Lombarde, che vince. Resta fedele alla Federazione rifiutandosi di seguire le altre squadre nel CCI, mantiene la categoria e, dopo la riunificazione dovuta al Compromesso Colombo, ottiene il diritto di iscriversi al nuovo campionato di Prima Divisione del 1922/23 grazie al 2° posto nel girone finale delle Prima Categoria dell'anno precedente.
Resta nella massima serie per tutto il decennio, anche se rischia la retrocessione nel 1926/27: si salva grazie alla nascita della Sampdoria, avvenuta per la fusione dell'Andrea Doria e della Sampierdarenese, che lasciano un posto vacante.
Il primo torneo di Serie A del 1929/30 gli sarà fatale: il 18° posto finale stavolta la condanna alla retrocessione. La Serie B è mantenuta per cinque anni, poi, alla fine del 1934/35 subisce un nuovo declassamento a causa della sconfitta nello spareggio con il Foggia.
Risale immediatamente, ma alla seconda partecipazione, precipita nuovamente in Serie C.
Riconquista la serie cadetta alla fine de 1941/42 e la mantiene oltre la sospensione bellica, fino al 1950/51, quando si classifica al penultimo posto e retrocede in Serie C. La mazzata arriva l'anno successivo: sprofonda in IV^ serie e dovrà aspettare due anni per tornare nel terzo livello nazionale.
Mantiene la categoria per un periodo di 13 anni dopo di che inizia un'altalena fra promozioni e retrocessioni dalla Serie D alla Serie C, per ritornarvi stabilmente solo a partire dal 1971/72.
Dopo 26 anni nelle serie minori ritrova nuovamente la Serie B alla fine del campionato1976/77. Sono gli anni di Mondonico, Prandelli e Cabrini (quest'ultimo già approdato alla Juventus dopo una parentesi all'Atalanta). L'avventura dura lo spazio di una stagione e dovrà attendere altri tre anni per farvi ritorno.
Con l'arrivo degli anni ottanta inizia un periodo di grandi soddisfazioni per il tifo cremonese. A partire dal 1979 Mondonico passa dal campo alla panchina e, dal 1980, una grande promessa indossa la maglia numero 9: Gianluca Vialli.
Dopo il primo anno di assestamento (1981/82), sfiora la promozione la stagione successiva. Termina al terzo posto ex aequo con Como e Catania, ma gli spareggi per la conquista della Serie A sono a favore dei siciliani.
La soddisfazione è rimandata solo di un anno: il terzo posto, stavolta in solitudine, gli vale il ritorno nella massima serie dopo 54 anni dall'ultima apparizione. Vialli viene ceduto alla Sampdoria (nella quale esordirà proprio contro la sua ex squadra e dove vincerà lo scudetto, 3 Coppa Italia, una Supercoppa Italiana, una Coppa delle Coppe e giungerà in finale di Coppa dei Campioni in otto anni di permanenza), purtroppo Mondonico non compie un altro miracolo di conquistare la salvezza e la nuova avventura termina dopo solo una stagione.
Per 4 anni disputerà il campionato di Serie B. La promozione gli è negata ancora una volta alla lotteria degli spareggi dopo il terzo posto a pari merito con Lecce e Cesena, con i romagnoli che centrano l'obbiettivo, nel 1986/87. Si rifarà due anni dopo, quando saranno 4 le squadre promosse, ancora una volta dopo aver giocato lo spareggio questa volta sconfiggendo la Reggina.
Compie il viaggio di andata e ritorno per cinque anni consecutivi, poi arriva un mini ciclo triennale nella serie regina. Artefice della promozione e del periodo d'oro del calcio cremonese è il tecnico Gigi Simoni, che nel 1992 (anno della risalita) si prende la soddisfazione di vincere la Coppa Anglo-Italiana, battendo in finale il Derby County per 3 a 1 nello storico stadio Wembley.
La fine di questo triennio coinciderà con il definivo abbandono della serie maggiore, culminato con la doppia retrocessione fino alla Serie C1 alla fine del campionato 1996/97.
La risalita è immediata dopo essersi sbarazzata di Lumezzane e Livorno ai play-off 1997/98, ma altrettanto repentina è la discesa, addirittura doppia, che la porterà per quattro stagioni in Serie C2.
Nel 2003/2004 e 2004/05 percorre il cammino inverso che la porta per l'ultima volta della sua storia in Serie B. Dal 2005 ad oggi è rimasta stabilmente in C1 e Lega Pro Prima Divisione, giocandosi la promozione ai play-off per ben tre volte, ma fallendo l'obbiettivo: nel 2007/08 perde la finale con il Cittadella; nel 2009/10 perde la finale con il Varese; lo scorso campionato, infine, viene eliminato in semifinale dal Südtirol.
Il piazzamento conseguito gli consente di partecipare al nuovo campionato di Lega Pro unificato, dove occupa attualmente la 13^ posizione con 29 punti, ottenuti grazie a 7 vittorie (Südtirol, Unione Venezia, Arezzo e Pro Patria in casa; Mantova, Como e Albinoleffe in trasferta) e 8 pareggi (Albinoleffe, Alessandria, Lumezzane, Giana Erminio e Mantova allo stadio Zini; Novara, Real Vicenza e Renate fuori casa).
Per il capitolo ex segnaliamo Mattia Marchi oggi in forza alla Cremonese che per due volte è stato acquistato dal Novara e subito rimesso sul mercato: nel luglio del 2011 viene prelevato dal Südtirol e immediatamente girato al Pavia; nel luglio 2012 rientra dal Pavia per essere subito venduto all'Entella.
Sul versante azzurro troviamo Dario Bergamelli proveniente proprio dalla Cremonese dove ha militato nel 2013/14 collezionando 26 presenze.
Dopo essere stati fermati sul pari a reti inviolate al Piola nel girone di andata, ci presentiamo all'ombra del Torrazzo con il morale alle stelle dopo la bella vittoria con l'Alessandria. Mi sembra superfluo aggiungere che la vittoria è il solo obbiettivo che dobbiamo inseguire, per tentare di accorciare sulle squadre che ci precedono e ricominciare un altro ciclo vincente.
Allora un solo grido: FORZA NOVARA !!!!