Il Varese: un po' di storia

Il club è stato fondato il 22 marzo 1910 con la denominazione di Varese Football Club, allo scopo di promuovere in città la pratica del calcio e di altri giochi all'aria aperta. Tutti i membri del sodalizio, dirigenti e giocatori, pagavano una tassa d'iscrizione mensile di 1 lira. Come colori sociali vennero adottati il bianco e viola. I primi campi di gioco erano situati nel rione di Casbeno e in località Bettole (sul sito ove venne poi costruito l'ippodromo varesino). Nei suoi primi anni di vita, il club non prese parte a competizioni organizzate, disputando numerose amichevoli. I primi avversari furono l'Aurora di Busto Arsizio, la Libertas di Gallarate, il Luino, l'Unione Sportiva Milanese, l'Ausonia e l'Inter.
Il Varese Football Club debuttò nei campionati italiani iscrivendosi al Comitato Regionale Lombardo nel 1914. Nel maggio del 1915, a causa della guerra, le stagioni calcistiche si interruppero e ripresero solo nel 1919, allorché ritornarono gli interessi nel calcio e nelle altre attività ricreative. Negli anni venti il club prese parte a tre campionati di massima serie (allora denominata Prima Categoria) nel 1919-1920, 1920-1921, 1921-1922, venendo sempre eliminata negli spareggi regionali. Nel 1922, in seguito a una riforma dei campionati, venne retrocessa in Seconda Divisione.
Nel 1926-1927 i colori del club furono mutati in bianco e rosso, per uniformarsi agli storici colori della città di Varese. Intanto nel quartiere varesino di Masnago venne costruito il primo stadio cittadino, denominato stadio del Littorio (rinominato poi stadio di Masnago nel secondo dopoguerra e infine, nel settembre 1950, stadio Franco Ossola, in onore dell'omonimo giocatore varesino che aveva trovato la morte nel 1949 nella tragedia di Superga).
Da allora fino agli anni 1960 il Varese partecipò a campionati minori, senza mai riuscire ad essere promosso in massima serie. Con l'arrivo alla presidenza dell'imprenditore varesino Giovanni Borghi (fondatore del colosso degli elettrodomestici Ignis), la situazione cambia radicalmente ed in pochi anni la squadra scala le classifiche, ottenendo una storica promozione in Serie A nel 1963-1964.
Dopo anni di alti e bassi, tra retrocessioni in Serie B e promozioni in A, dal 1970 inizia una fase calante che vede la società biancorossa stazionare diversi anni in B per poi iniziare una spola tra Serie C1 e C2.
Con la retrocessione in terza serie del 1985, il club iniziò un lungo periodo di militanza nelle categorie inferiori, destinato a protrarsi per 25 anni: trascorse infatti 10 stagioni in Serie C2 (con una parentesi nel Campionato Nazionale Dilettanti 1993-1994 con vittoria del campionato e della Coppa Italia), per poi riaccedere alla serie C1 nel giro di quattro anni, grazie al lavoro del direttore generale Stefano Capozucca, chiamato a Varese dall'allora co-proprietario del club Claudio Milanese, coadiuvato dal presidente Paolo Binda e da altri soci minori.
Nei primi anni 2000 subentrò alla presidenza Binda la famiglia Turri, la cui gestione portò tuttavia la società al fallimento nel 2004. Il club venne pertanto rifondato sotto il nome di Associazione Sportiva Varese 1910 e ripartì dal campionato regionale di Eccellenza, guidato dagli ex giocatori biancorossi Pietro Maroso (nominato presidente), Riccardo Sogliano (patron) e Luca Sogliano (direttore sportivo). La squadra rientrò nelle leghe professionistiche in sole due stagioni (nel 2006) e nell'estate del 2008 passò di proprietà all'imprenditore monzese Antonio Rosati, che nel giro di due stagioni (concluse con altrettante promozioni consecutive) portò i biancorossi dapprima in Lega Pro Prima Divisione e infine, nel 2010, con il secondo posto in classifica nella stagione regolare e la vittoria dei play-off, in Serie B, donde il Varese mancava da 25 anni. Nelle prime due stagioni di militanza in seconda serie i biancorossi arrivano per due volte consecutive a giocarsi la promozione in Serie A, senza però riuscire a superare lo scoglio play-off.
Al termine della stagione 2012-2013, conclusa con il mancato accesso ai play-off all'ultima giornata, Rosati (in procinto di entrare nei quadri dirigenti del Genoa) cedette la proprietà e la presidenza del club a Nicola Laurenza, già da tre stagioni sponsor principale dei biancorossi. La gestione Laurenza tuttavia condusse a due stagioni segnate da scarso rendimento agonistico e crescenti problematiche societarie, che culminano nella retrocessione in Lega Pro nel 2015, dopo cinque stagioni di permanenza nel campionato di Serie B.
Nell'estate 2015 Laurenza (che ad inizio anno aveva lasciato la presidenza del Varese, poi rilevata transitoriamente dall'avvocato Pierpaolo Cassarà) cedette le quote di maggioranza della società al misconosciuto faccendiere libanese Alì Zeaiter, il quale (dopo aver promesso un pronto rilancio della squadra) tuttavia si dimise dopo poche settimane. Il club, ormai oberato dai debiti e rimasto nelle mani del vicepresidente Massimo Trainito, non riuscì infine a perfezionare l'iscrizione alla Lega Pro 2015-2016; pertanto il consiglio federale della Lega Calcio dispose la revoca della Licenza Nazionale alla società, decretandone l'estromissione dal calcio professionistico italiano.
Uscito di scena il Varese 1910, il sindaco di Varese in carica Attilio Fontana si adoperò per radunare i soggetti interessati alla ricostituzione del sodalizio: dopo un primo tentativo fallito (che precluse la possibilità di iscrivere il "nuovo Varese" alla Serie D), un pool di imprenditori varesini e semplici tifosi capeggiati da Gabriele Ciavarrella, Piero Galparoli e Enzo Rosa finanziarono la creazione di una nuova società, denominata Varese Calcio S.S.D. e iscrittasi al campionato di Eccellenza. La nuova squadra vinse con ampio margine il proprio girone (senza subire alcuna sconfitta) e ottenne la promozione in Serie D. Dopo aver sfiorato l'immediato ritorno tra i professionisti nella successiva annata, la società subì tuttavia una nuova e repentina crisi economica e sportiva, tale da condurla, al termine della stagione 2017-2018, a perdere i play-out contro l'OltrepoVoghera e retrocedere in Eccellenza.
Il successivo campionato, portato a termine con difficoltà (sia pure con la vittoria in Coppa Italia Dilettanti Lombardia) e in un quadro di crescente crisi economico-amministrativa, si conclude con l'ulteriore fallimento societario, proclamato ufficialmente il 12 agosto 2019. A seguito di ciò nessuna società si propone per subentrare formalmente alla tradizione sportiva biancorossa, che pertanto dalla stagione 2019-2020 si deve ritenere quiescente. Il nome di Varese nel calcio e i colori biancorossi sono dunque mantenuti, senza alcuna connotazione storica, da due società dilettantistiche fondate ex novo nel 2019: l'Accademia Varese (club di solo settore giovanile con sede a Calcinate degli Origoni) e dal Città di Varese (partita dalla Terza Categoria provinciale e basata al campo "ex Varesello" delle Bustecche). Proprio quest'ultima, dopo aver vinto il campionato di competenza, nell'estate 2020 rileva per fusione il titolo sportivo del Busto 81 (seconda squadra di Busto Arsizio) e ottiene il diritto a concorrere alla Serie D.
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